Questo Governo parla tanto di famiglia ma boccia il congedo paritario

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Domenico Panetta
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L’ editoriale del direttore

Il governo Meloni ha dimostrato, ancora una volta, quanto poco gli interessi realmente le famiglie italiane. In un momento storico in cui le sfide economiche e sociali richiedono un intervento deciso a favore della genitorialità e della natalità, questa amministrazione governativa si è limitata a parole vuote e promesse irrealizzabili. La bocciatura, in commissione bilancio, dell’emendamento unitario a prima firma Schlein riguardante il congedo paritario di cinque mesi al cento per cento per entrambi i genitori è l’ennesima conferma di un atteggiamento che non solo ignora le necessità delle famiglie, ma è addirittura ostile nei confronti dei diritti fondamentali. 

L’assenza di misure concrete in questa manovra non fa altro che aggravare la situazione di chi desidera formare una famiglia ma si sente bloccato da una realtà economica insostenibile. Anziché dare supporto e risorse che possano aiutare a bilanciare le responsabilità familiari, questo governo preferisce affondare nella retorica e nelle azioni simboliche, lasciando le famiglie italiane nel limbo. Le donne, in particolare, continuano ad essere vittime di una cultura che le penalizza, costringendole a fare i conti con un sistema che non premia, ma anzi ricatta. 

La bocciatura di questo emendamento non è solo un passo indietro; è un attacco diretto alla dignità delle famiglie e al diritto di ogni genitore di condividere equamente i ruoli e le responsabilità. È inaccettabile che i bambini vengano utilizzati strumentalmente quando conviene e dimenticati nei momenti di necessità. 

È ora di dire basta a questa destra tribale che, lungi dall’essere al servizio dei cittadini, si preoccupa esclusivamente dei propri interessi. Il futuro delle famiglie italiane dipende da scelte coraggiose e giuste, e la prima di queste è quella di mandare a casa un governo che non tiene conto delle reali emergenze sociali. La priorità deve essere il benessere delle famiglie, non il mantenimento di un potere che si alimenta sulla negazione dei diritti.