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La ricorrenza del 25 aprile, ovvero la festa della Liberazione, non può essere la ricorrenza nella quale ognuno libera la propria fantasia rincorrendo fantasmi del passato col solo fine di rendere ancora più divisa questa città e divisiva questa giornata. Ricordo benissimo quanto fosse sentita da mio padre questa festa istituzionale, per lui e per tutti quelli come lui che avevano vissuto sulla propria pelle il periodo del nazifascismo, orrendo e ripugnante. Forse, però, proprio per questo motivo aveva maturato una idea riconciliativa di questa ricorrenza.
Non avrebbe mai voluto rivivere quei momenti in cui il popolo italiano si era trovato diviso di fronte ad una vera e propria guerra civile. E fu per questo che individuò nei gemellaggi uno degli strumenti necessari per creare quella pacificazione dei popoli che avevano combattuto in Italia ma soprattutto del popolo italiano, pacificazione di cui si sentiva il bisogno.
Il 25 aprile non può essere la festa nella quale ognuno cerca di dire ciò che vuole con il solo intento di rappresentare il pensiero di una parte politica e definire un governo, legittimato dal voto popolare e democratico che proprio quel 25 aprile ha concesso al nostro paese, “post fascista” per indicare una provenienza politica che non appartiene più a nessuno.
Vuol dire solo gettare inutile benzina sul fuoco dell’odio e del rancore.
Se poi questa affermazione viene da chi per più di un decennio, sostenendo personalità politiche diverse di quel periodo, ha fatto parte di quella coalizione che ora governa il paese, allora mi convinco sempre di più che quelle frasi pronunciate siano di inutile circostanza.
Preferisco quindi ricordare questa ricorrenza sia per il sacrificio degli uomini e delle donne che aderirono alla lotta partigiana sia degli uomini della quinta armata alleata che, nonostante la giovane età, vennero nel nostro paese per liberarci dal nazifascismo.
Forse verrà un giorno in cui il sogno di mio padre si avvererà, ovvero quando questa festa della Liberazione non avrà più un padrone politico ma solo un padrone morale, ovvero tutto il popolo italiano. Riconciliato con se stesso e con la storia.