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In un contesto sempre più complesso e frammentato, emerge con forza l’importanza di una corretta e responsabile informazione. Questo richiamo alla responsabilità è essenziale non solo per il nostro operato come giornalisti, ma anche per il mantenimento di una politica sana e senza compromessi. Ieri ho condiviso un mio parere sui social riguardo al nuovo codice della strada, suscitando reazioni vivaci e, in alcuni casi, provocatorie da parte di responsabili locali della Lega
Durante il dibattito, alcuni di questi militanti hanno menzionato i voti delle elezioni comunali a Cassino, affermando con certezza che “i loro voti sono voti veri, senza scambio di alcun genere”.
Pubblichiamo conversazione
Ma cosa si cela dietro questa affermazione? Cosa sa il candidato della Lega? Si potrebbe legittimamente chiedere se le sue parole insinuano un possibile scambio di voti all’interno del suo partito o anche all’interno dell’ intera coalizione di centrodestra?
La domanda si fa ancora più intrigante quando ci si interroga sulla metodologia di voto di cui il leghista sembra essere a conoscenza, perché sottolinea “senza scambio di qualsiasi cosa”?. È forse un metodo specifico che il suo partito adotta in elezioni comunali, regionali o nazionali a conoscenza del candidato? Qual è il significato di “i miei voti sono voti veri, non per scambio di qualsiasi cosa”? Quale verità conosce questo candidato che sfugge ai più?
È cruciale che i vertici provinciali e regionali della Lega facciano chiarezza su tali dichiarazioni. Ma non basta: è essenziale anche comprendere cosa pensano i vertici di altri partiti all’interno della coalizione di centrodestra. La trasparenza è un imperativo, soprattutto in un periodo in cui la fiducia dei cittadini nei confronti della politica è messa a dura prova. D’altra parte è una affermazione forte ed il primo caso al mondo di autodenuncia ad elezioni perse, avrebbe potuto fermarsi ai miei voti sono veri perché aggiungere altro?
Un’ulteriore riflessione si impone: perché sempre lo stesso dirigente leghista ha definito il mio modo di fare giornalismo come “penalizzato”. Cosa intende davvero con tale affermazione? Penalizzato rispetto a cosa? Soprattutto la Lega con quali modalità intende penalizzarci? Penalizzare ha etimologicamente il significato di punizione. In che modo la Lega vuole punire il nostro modo di fare giornalismo? Lui è molto chiaro scrive a nome di un partito “ce ne faremo una ragione…” Riportiamo, le sue parole foto riprodotte affinché non ci siano fraintendimenti. Nel post via social parlavo di Tav e non ero d’accordo con le idee di esponenti Regionali.
L’informazione, per sua natura, non dovrebbe vivere nell’ombra degli avvertimenti e delle penalizzazioni. Essa deve rimanere democratica e libera, spinta da una ricerca autentica della verità. Perciò, sorgono le nostre domande: i vertici provinciali, regionali e nazionali si riconoscono in questo modus operandi? Questo modo di porsi quali conseguenze possono avere sull’operato di chi si impegna quotidianamente per garantire un’informazione corretta?
Lasciamo dunque a tutti i lettori la libertà di interpretare questo editoriale, sottolineando la responsabilità che la politica ha nel comunicare. Ogni parola pesa, ogni dichiarazione ha il potere di costruire o distruggere. E mai come ora, è fondamentale che ciascun attore politico si assuma la piena responsabilità delle proprie affermazioni, consapevole che l’informazione è un diritto sacrosanto da tutelare e proteggere. Concludendo, l’ accusa è forte ed è rivolta anche a tutta la coalizione di centro destra quei voti sono veri o provengono da uno scambio di “qualcosa” così come affermato dal candidato leghista che posizione prenderà tutta la coalizione rappresentata dalla minoranza in consiglio comunale?