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Rubrica la voce scomoda
Il 27 giugno 1980, il volo IH870 della compagnia Itavia, un DC9 I-TIGI, decolla dall’aeroporto “Guglielmo Marconi” di Bologna, portando a bordo 81 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio. Diretto a Palermo, il volo parte con un ritardo di due ore, alle 20:08, con un atterraggio previsto per le 21:13. Fino a quel momento, il viaggio procede senza problemi e l’ultimo contatto radio con Roma Controllo avviene alle 20:58.
Tuttavia, alle 21:04, quando il controllo aereo cerca di contattare il DC9 per autorizzare l’inizio della fase di atterraggio, il velivolo non risponde. Da quel momento, scatta un’operazione di ricerca frenetica, alimentata da timori e dubbi su cosa possa essere accaduto. Le ore successive saranno segnate da un clima di crescente apprensione e mistero, mentre le autorità tentano di ricostruire gli eventi che hanno portato alla scomparsa di un aereo con molte vite a bordo. Questo tragico episodio segnerà profondamente la storia dell’aviazione italiana e solleverà interrogativi che rimarranno irrisolti per anni. Morti misteriose hanno accompagnato questa vicenda. E poi c’è la sinadex la famosa esercitazione in atto proprio la sera del 27 giugno, c’è tempo ne parleremo nel prossimo editoriale. Ritorniamo a ciò che non torna in questa triste vicenda.
La strage di Ustica non è solo una ferita aperta nella storia dell’aviazione italiana; è un capitolo oscuro, intriso di mistero e silenzi assordanti. A farne le spese, oltre alle 81 vittime del DC-9 Itavia, sono stati anche ufficiali e sottufficiali dell’Aeronautica Militare Italiana, il cui destino ha sollevato interrogativi inquietanti. In questo contesto, l’inchiesta del giudice Rosario Priore emerge come un faro in un mare di ombre, evidenziando dodici morti sospette che, sebbene “non abbiano alcunché di sospetto”, portano con sé il peso di segreti inconfessabili.
Primo fra tutti il maresciallo Mario Alberto Dettori, trovato impiccato a Grosseto il 31 marzo 1987. Il suo suicidio, definito “innaturale” dalla polizia scientifica, si colloca in un quadro di crescente paranoia, alimentato dalle sue parole profetiche ai familiari: “Qui è successo un casino… Qui vanno tutti in galera!”. La sua angoscia non era infondata: Dettori, operante presso il centro radar di Poggio Ballone, aveva confessato al capitano Mario Ciancarella una verità insostenibile: “Siamo stati noi a tirarlo giù… Ho paura, capitano, non posso dirle altro al telefono. Qui ci fanno la pelle”.
Analogamente tragico è il destino del maresciallo Franco Parisi, trovato impiccato nel dicembre del 1995. Egli, presente sulla scena durante il recupero di un Mig libico nel 1980, viene convocato in tribunale come testimone e, pochi giorni dopo, perde la vita in circostanze misteriose. Priore scrive di lui: “Venuti a conoscenza di fatti diversi dalle ricostruzioni ufficiali… ne restano soffocati”. Questa frase riassume l’angoscia di chi si trova a fronteggiare una verità troppo grande per essere affrontata.
La lista dei destini funesti continua con il colonnello Pierangelo Tedoldi, morto in un incidente stradale prima di assumere il comando dell’aeroporto di Grosseto, e con il capitano Maurizio Gari, deceduto per infarto nel maggio dell’81. Questi eventi, accostati uno all’altro, tessono un arazzo di coincidenze inquietanti, dove ogni vita spezzata racconta un pezzo di questa tragica vicenda.
Ma non finisce qui: colonnelli, tenenti colonnelli, marescialli; tutti uniti da un comune destino di morte violenta o misteriosa. Persino il sindaco Giovanni Battista Finetti, che si era attivamente interessato alla vicenda di Ustica, perde la vita, in un incidente stradale, quasi a voler mettere un punto finale su una questione scomoda.
I colonnelli Mario Naldini e Ivo Nutarelli muoiono nell’incidente aereo di Ramstein, era il 28 agosto 1988. Erano piloti delle Fiamme tricolori, quel 27 giugno erano in volo con il loro F-104 che lanciarono l’allarme di emergenza generale, si alzarono dalla base di Grosseto(mai poi spiegato dall’Aeronautica militare).
Questi sono alcune delle morti sospette che avvolgono il mistero di Ustica. Gli ultimi minuti di conversazione tra Roma e Italia 870:
Roma: «Buonasera IH870, avanti.»
IH870: «115 miglia per Papa-Alfa… per Papa-Romeo-Sierra, scusate. Mantiene 250.»
Roma: «Ricevuto IH870. E può darci uno stimato per Raisi?»
IH870: «Sì: Raisi lo stimiamo per gli uno-tre.»
Roma: «870 ricevuto. Autorizzati a Raisi VOR. Nessun ritardo è previsto, ci richiami per la discesa.»
IH870: «A Raisi nessun ritardo, chiameremo per la discesa, 870.»
Roma: «È corretto.»
18:59:45Z – ultimo segnale del transponder