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“quinzaglio” in luogo di “guinzaglio”. Quella “q” di quadro al posto della “g” di gelato (per stare in linea perfetta con l’abecedario della scuola primaria, magari quello murale) è stato colto al volo dall’arguto cronista di “Leggo Cassino”, Salvatore Trupiano, per sfottere lo “scrittore”. Ci riferiamo all’autore materiale del “capolavoro” da costui vergato sul cartello piazzato all’isola pedonale del Corso della Repubblica per indicare ciò che si può fare, o non fare, in questo spazio pubblico così caro a tanti concittadini.
Non crediamo, né vogliamo credere, l’abbia fatto per bacchettare la colpevole (o incolpevole?) ignoranza; quanto invece per simpaticamente ironizzare con la faciloneria di chi si ostina, quando si tratta di certi contesti, a non rileggere piano piano, “sillabando”, le singole parole, così come insegnato in anni lontani dalle buone maestre. Comunque sia, ha fatto bene il nostro Salvatore.
Del resto ci ha pensato la saggia Nora Noury, consigliera comunale di opposizione, a sdrammatizzare, ricordandoci che è “l’ignoranza del pensiero ad essere pericolosa”. Vogliamo quindi preoccuparci per uno dei tanti strafalcioni in circolazione in tempi di social? L’importante è che non diventi prassi, alla lunga, sì, pericolosa.
Più importante ancora è che, nonostante quella “q” al posto della “g” di guinzaglio, chi porta il cane a spasso da quelle parti sappia che i migliori amici dell’uomo ( e della donna) non possono circolare lì “a piede libero”; e sappiano pure che è fatto obbligo ai “conduttori” di essere muniti da apposita attrezzatura per la raccolta delle deiezioni; e sappiano ancora che “i trasgressori saranno puniti a norma di legge”. Per la gioia di quegli o di quelle “sventurate” che sperano di non essere costretti/e ad imprecare mai più dopo averle morbidamente schiacciate (quelle puzzolenti deiezioni).
Un aspetto questo, insieme a tanti altri, di quel bello e assai opportuno cartello, il cui prezioso messaggio è finito un po’ in ombra per via di quella malaugurata “q”, che, inevitabilmente, ha fagocitato l’attenzione di chi ha scritto l’articolo e di quelli che l’hanno letto.
Ma, “q” di quadro o “g” di gelato, ne siamo certi: chi vuol capire, capisce.