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La mia terra la conosco molto bene: Casale di Principe, San Cipriano, e Casapesenna sono territori “caldi” da quei territori la camorra rischia di fare “cappotto” ed infiltrarsi nel basso Lazio.
Le terre che chiamo casa, per una questione di origine essendo territori campani, quelle di Casale di Principe — più comunemente conosciuta come Casale — insieme a San Cipriano e Casapesenna, hanno una storia che si intreccia profondamente con cronache non sempre luminose. È impossibile negare che queste zone siano state segnate da eventi legati alla criminalità organizzata, tra cui l’influenza nefasta di clan come quelli della Camorra, in particolare il clan dei Casalesi che hanno seminato morte e taglieggiato commercianti. Non voglio creare panico, tra l’altro anche la DIA lo conferma, ma è fondamentale comprendere la realtà in cui viviamo.
Già dal lontano 2012, i casalesi hanno messo le mani sul mercato ortofrutticolo di Fondi, un’area che, sebbene non distante da Cassino, rappresenta una porta di accesso strategica per varie attività illecite. Questa tesi trova conferma in una lettera inquietante inviata dal nipote a Michele Zagaria, attualmente in carcere al 41 bis, che mette in evidenza un legame stretto tra l’organizzazione criminale e le dinamiche economiche locali. Esiste da tempo un accordo tacito tra Cosa Nostra, in particolare quella catanese, e i clan casalesi per il controllo del mercato agroalimentare, un traffico che nasconde sotto la superficie un giro d’affari molto più profondo.
Ma perché è così importante questo mercato? La risposta è semplice: il suo ruolo nel traffico di droga. Questa attività è diventata il vero core business delle operazioni criminali. Tornando all’argomento, è essenziale capire come la droga venga poi smistata nei vari territori. Non si tratta di un meccanismo complesso, ma certamente redditizio per il clan, il quale si preoccupa poco di vendere direttamente la sostanza. Infatti, l’obiettivo finale è farla arrivare nelle piazze, disinteressandosi del prezzo al pubblico e rivendendola direttamente ai clan locali.
Se non affrontiamo questi fenomeni con serietà e determinazione, rischiamo di assistere a un’espansione e riorganizzazione dei clan fino a raggiungere le nostre terre. La conoscenza e la consapevolezza sono le prime armi nella lotta contro la criminalità : solo così potremo tutelare il nostro territorio e il futuro delle generazioni a venire. Nei prossimi giorni incontreremo dei collaboratori di giustizia che riusciranno a spiegarci come i clan riescono a piazzare droga nelle varie città e nelle varie piazze.