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L’ articolo non conterrà messaggi pubblicitari in segno di rispetto per il Dott. Paolo Borsellino.
L’ipotesi del depistaggio nelle indagini sulla strage di Via D’Amelio del 19 luglio 1992, in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta, è una realtà purtroppo accertata da diverse inchieste giudiziarie e parlamentari.
Le principali ipotesi di depistaggio:
Falsi pentiti: La figura chiave in questo filone è Vincenzo Scarantino, un ladro di periferia che venne indotto, con pressioni e minacce, a confessare il proprio ruolo nell’attentato e a fornire dettagliati resoconti, accusando mafiosi innocenti come mandanti ed esecutori. Le sue dichiarazioni, poi rivelatesi false, influenzarono pesantemente le indagini per anni, indirizzandole verso piste investigative sbagliate.
Un altro aspetto controverso riguarda la dinamica del depistaggio sulla scorta del giudice. Si ipotizza che l’itinerario di Borsellino quel giorno non fosse casuale, ma scelto per farlo arrivare in Via D’Amelio proprio all’ora dell’esplosione. Avrebbero avuto un ruolo in questo depistaggio alcuni funzionari dei carabinieri, poi indagati e assolti per prescrizione.
Mandanti occulti: Oltre alle responsabilità accertate di Cosa Nostra nell’esecuzione materiale dell’attentato, l’ombra del depistaggio fa ipotizzare il coinvolgimento di apparati deviati dello Stato o di poteri forti nell’organizzazione e nella strategia della strage.
Le inchieste:
Processo Borsellino quater: Conclusosi nel 2017, ha accertato il depistaggio a opera dei falsi pentiti, condannando all’ergastolo per calunnia aggravata Mario Bo e Fabrizio Mattei, ex poliziotti del pool ‘Falcone-Borsellino’. Altri imputati, tra cui l’ex dirigente Arnaldo La Barbera, sono deceduti nel corso del processo.
Processo depistaggio bis: In corso a Caltanissetta, si concentra sul depistaggio relativo alla scorta di Borsellino e al possibile coinvolgimento di apparati deviati dello Stato. Tra gli imputati ci sono l’ex capo dei carabinieri del Ros, il generale Mario Mori, e l’ex procuratore di Caltanissetta, Giovanni Tinebra.
Nonostante la commissione d’inchiesta parlamentare istituita nel 2018, ha svolto un’ampia indagine sul depistaggio, pubblicando una dettagliata relazione nel 2019. La commissione ha confermato le ipotesi di depistaggio e ha sollecitato l’apertura di nuove piste investigative. È un argomento tabù e alla stragrande maggioranza della stampa non conviene parlare di questo argomento perché prima o poi si finirà comunque a nominare qualche politico e si sa in Italia non conviene. Noi non ci stancheremo mai di raccontare ciò che accade e lo facciamo come sempre con documenti da mostrare.