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Il cda di Tim ha votato e approvato la vendita di Netco accettando l’offerta del fondo Usa Kkr. Il valore dell’ operazione è di 20 miliardi più due dopo la fusione con Open Fiber.
Il cda di Tim ha detto il benestare alla cessione della rete al fondo statunitense Kkr. L’operazione riguarda la rete fissa, infrastruttura strategica, che comprende la porzione di cavi che dagli armadietti posti sulle strade sale dritta nelle case degli italiani.
L’ok del cda è arrivato con 11 voti favorevoli su quattordici. Non sarà necessario il passaggio del voto degli azionisti tramite un’assemblea straordinaria né consultiva. “A tutti i nostri azionisti dico che stiamo restituendo a Tim la possibilità di guardare ad un futuro sostenibile e di essere pronta a cogliere le opportunità che avrà davanti. Il nostro obiettivo – ha affermato l’ad di Tim, Pietro Labriola – è proseguire su questa strada tracciata dal piano approvato con l’appoggio dei nostri principali azionisti, restando sempre aperti al dialogo e alle proposte che ci vengono sottoposte, in particolare, dai soci più importanti”. “Siamo convinti che la forza del nostro Gruppo, insieme a ciò in cui crediamo, porterà a far crescere l’Azienda e a generare valore per tutti. Ora torniamo a lavorare a testa bassa per mettere a terra questa grande e storica decisione del Cda di oggi”, così ha concluso Labriola.
Il perfezionamento dell’operazione è atteso entro l’estate del 2024
Il fondo Kkr
Fondato nel 1976 a New York da Jerome Kohlberg Jr. e dai cugini Hwenry e George R. Roberts, Kkr ha investito in oltre 160 società che spaziano dai settori delle infrastrutture (uno dei più gettonati dal fondo) all’energia, dal real estate al credito. Nel suo portafoglio figurano investimenti in società del calibro di Alliance Boots, Del Monte, Kodak, Prosiebensat1 e Axel Springer, il gruppo media tedesco di cui poi è diventato il maggiore azionista staccando un assegno di 3,2 miliardi di dollari per una quota del 43,54% del capitale. Più di 400 miliardi di dollari amministrati, quasi 1.700 tra impiegati e consulenti e oltre 550 analisti, una rete dislocata in 20 città di 16 diverse nazioni di 4 continenti.