- Migliora la qualità delle acque nel Lazio - 24 Aprile 2025; 13:00
- Il Condor (Abreu) : Pallone d’Oro della Serie D - 24 Aprile 2025; 11:01
- PREFETTURA FROSINONE E ACEA: SIGLATO PROTOCOLLO CONTRO INFILTRAZIONI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA E PER TUTELA LEGALITÀ - 24 Aprile 2025; 10:11
L’Editoriale del direttore
Bisogna mettere in luce una contraddizione fondamentale che affligge il sistema economico contemporaneo: la quotazione in borsa di società che gestiscono servizi essenziali, come acqua, energia e farmaci. Queste aziende, intrinsecamente legate al benessere dei cittadini, si trovano a dover rispondere agli imperativi di un mercato azionario “isterico”, sempre più orientato al guadagno immediato piuttosto che alla qualità e all’accessibilità dei servizi forniti. La pressione incessante per aumentare i profitti e distribuire dividendi ai soci spinge questa società verso la speculazione, sacrificando in tal modo uno degli aspetti più cruciali della loro missione: garantire servizi primari di alta qualità per tutti.
L’ osservazione che molti posso fraintendere in una critica si estende alla stagione delle privatizzazioni, in particolare a quelle realizzate negli anni ’90, in vista dell’ingresso nell’Unione Europea e dell’adozione dell’euro. Questa fase, caratterizzata dalla necessità di rispettare i parametri di Maastricht, ha portato lo Stato a svendere – asset pubblici precedentemente risanati – a prezzi irrisori, un vero e proprio “piatto di lenticchie scotto” per il cittadino. I cosiddetti “gioielli di famiglia”, beni che avrebbero potuto continuare a generare reddito e stabilità, sono stati liquidati, privando così lo Stato di risorse vitali senza ottenere una reale consentita del debito pubblico.
In questo contesto, bisogna richiamare alla memoria la gestione della crisi del 1929 negli Stati Uniti e il New Deal che ne seguì, un esempio lampante di come l’intervento statale può risolvere un’economia in difficoltà. Il governo americano, ispirato dalle teorie keynesiane, mette in atto un massiccio programma di investimenti in infrastrutture, creando posti di lavoro e stimolando la ripresa economica. Questo approccio attivo e incisivo contrasta nettamente con la passività e la rinuncia all’intervento diretto che caratterizzano le politiche attuali, dove la logica di mercato prevale su quella del bene comune.
In sintesi, questa mia analisi non solo evidenzia le problematiche attuali relative alla gestione dei servizi essenziali, ma offre anche un monitoraggio sui rischi insiti nelle scelte politiche a breve termine. La storia ci insegna che un approccio più lungimirante e solidale è necessario per garantire non solo la sostenibilità economica, ma anche il benessere collettivo.