I Condoni della Lega e il Buco nelle Pensioni: Chi Pagherà?

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Domenico Panetta
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L’editoriale del direttore
Negli ultimi anni, il tema dei condoni fiscali ha generato un dibattito acceso, con conseguenze dirette sulle finanze pubbliche e, in particolare, sul sistema pensionistico italiano. I condoni sostenuti dalla Lega hanno causato un buco da 6,6 miliardi di euro nelle pensioni INPS. Ma chi pagherà il prezzo di questa scelta politica?

Il cuore del problema risiede nei contributi non versati dalle aziende, che sono stati successivamente stralciati grazie a tre provvedimenti di sanatoria introdotti tra il 2018 e il 2022, tutti appoggiati dal Carroccio. In sostanza, si tratta di un’immunità fiscale che favorisce i trasgressori a scapito della collettività e del welfare nazionale. Questo scivolone politico non soltanto compromette le casse pubbliche, ma mette a rischio la sostenibilità delle pensioni future, aggravando una situazione già critica per milioni di italiani.

In parallelo, si osserva un quadro allarmante: il Governo non riesce a trovare nemmeno 6 milioni di euro per la prevenzione del tumore al seno, fondamentale per la salvezza delle vite umane. Dall’altro lato della bilancia, però, assistiamo a spese faraoniche per opere contestate come il Ponte sullo Stretto di Messina, progetto impantanato in dubbi e critiche. Sotto il Governo Meloni, si è dato il via a 9 milioni di euro in stipendi per la società Stretto di Messina Spa, un importo quasi quadruplicato rispetto al 2023, con un incremento esagerato del personale.

La prima pietra del Ponte era stata promessa per l’estate scorsa, ma ad oggi non è stata vista. Allo stesso modo, non si vedono le ragioni di un progetto che sottrae circa 14 miliardi di euro a infrastrutture ben più urgenti. Siciliani e calabresi continuano a vivere in una realtà privata di alternative e investimenti seri, con un diritto alla mobilità negato e collegamenti veloci che rimangono un miraggio.

In questo scenario, la domanda finale è legittima: chi pagherà per questi debiti? La risposta è semplice e inquietante: saremo noi, cittadini e lavoratori, a dover sopportare il peso di decisioni politiche sbagliate. È ora che ci si assuma le responsabilità e che si faccia chiarezza su come davvero si gestiscono le risorse pubbliche in Italia.

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