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Povero Zelensky, più che alla Casa Bianca sembrava dover andare a un incontro con gli strozzini per regolare i vecchi debiti. Durante il suo incontro con Donald Trump, le parole del presidente americano sono state chiare e categoriche: “Ti abbiamo dato 350 milioni di dollari. Non dai tu le carte, le diamo noi”. Queste frasi hanno risuonato come un campanello d’allarme per il leader ucraino, sottolineando la precarietà della sua posizione. Con toni netti, Trump ha messo in evidenza come Zelensky stesse portando il mondo a un passo dalla terza guerra mondiale, una dichiarazione che ha scosso le fondamenta delle relazioni internazionali.
L’incontro si è trasformato rapidamente in un confronto acceso, spaccando l’Occidente e ponendo l’Ucraina di fronte a una scelta drammatica. La furia di Trump davanti alle telecamere ha sorpreso molti; il suo riallineamento con Mosca, dopo generazioni di resistenza americana all’aggressione del Cremlino, ha avuto l’effetto di una bomba. Le reazioni globali sono arrivate quasi in tempo reale, lasciando intravedere le ripercussioni potenzialmente catastrofiche per l’Ucraina.
Il momento culminante dello scambio acceso è avvenuto quando Vance, esprimendo la necessità della diplomazia, ha criticato l’amministrazione Biden. In risposta, Zelensky ha rievocato le azioni di Putin del 2014, sottolineando come il mondo avesse, nel tempo, incoraggiato tale aggressione. “Signor Presidente, con tutto il rispetto, penso che sia irrispettoso da parte sua entrare nello Studio Ovale per cercare di discutere di questo di fronte ai media americani”, ha ribattuto Vance, strappando un momento di silenzio imbarazzato. “Dovrebbe ringraziare il presidente per aver cercato di porre fine a questo conflitto”.
In quel frangente, Trump ha messo la testa di Zelensky su un tavolo pronto per essere divorata da Putin. Una metafora inquietante che racchiude l’essenza di un incontro dove, più che la pace, sembrava prevalere l’interesse strategico. La determinazione di Trump di mettere in discussione l’assistenza all’Ucraina e di ridimensionare il ruolo degli alleati occidentali ha gettato un’ombra lunga sul futuro del paese e sulle sue relazioni con il resto del mondo.
L’eco di questo incontro rimarrà nella memoria collettiva come un punto di non ritorno, dove il destino dell’Ucraina e la stabilità geopolitica globale sono stati messi sul piatto in un gioco pericoloso.