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L’Italia, nei suoi anni di tumultuosa storia politica, ha visto protagonisti indiscussi come Silvio Berlusconi, un nome che evoca non solo un’epoca di leadership controversa ma anche una sequela di processi giudiziari che hanno attirato l’attenzione dei media e del pubblico. La figura di Berlusconi, a cavallo tra il potere politico e gli affari, è diventata un simbolo di come la giustizia possa essere influenzata da fattori esterni, inclusi i giochi di potere e le alleanze.
Ricordiamo le numerose accuse ai processi a suo carico, a partire dalla condanna per falso in bilancio fino a quelle più eclatanti come l’archiviazione per concorso esterno in associazione mafiosa, che vide coinvolto il senatore Dell’Utri. In questi frangenti, ciò che colpisce è la motivazione alla base dell’archiviazione per concorso esterno in associazione mafiosa: le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia potrebbero non aver avuto peso sufficiente per sostenere l’accusa nei confronti di Berlusconi. Questo “potrebbero” risuona come un eco inquietante, lasciando spazio a dubbi e interrogativi su un sistema giudiziario che, almeno in alcuni casi, sembra prediligere la protezione del potente piuttosto che la ricerca della verità. (Sentenza motivazioni foto riprodotta)
Fatta questa premessa ritorniamo ai giorni nostri, al processo Open Arms, ci si chiede come un processo simile potrebbe mai portare ad una condanna nei confronti di Matteo Salvini, altro attore frivolo della scena politica italiana. Salvini, con il suo approccio provocatorio e populista, sembra navigare nelle acque indisturbato nonostante le numerose controversie che lo circondano. In effetti, se esaminiamo il passato, ci rendiamo conto che molti politici, nonostante le pesanti accuse, sono riusciti a eludere condanne severe. Questo scenario ci fa riflettere: chi punisce veramente? Le istituzioni o il popolo stesso?
La realtà è che ci ritroviamo in un momento cruciale dove l’efficacia della giustizia viene messa alla prova, e il senso di impotenza tra i cittadini cresce. Si percepisce un’esigenza di cambiamento che nasce dalla frustrazione verso un sistema che sembra difendere interessi personali, interessi politici,piuttosto che il bene comune. La politica è diventata un palcoscenico, dove le entrate e le uscite delle frasi sono seguite con tensione, quasi come in una partita di calcio. E non ci sorprenderebbe se, a breve, ci trovassimo di fronte a un’esultanza degna delle curve più celebri della storia calcistica con una scontata assoluzione del Matteo “verde”.
Il nostro ruolo di cittadini è fondamentale. Davanti alle ingiustizie e alla difficoltà di vedere i responsabili chiamati a rendere conto delle proprie azioni, l’unica arma a nostra disposizione rimane il voto. È attraverso questo strumento che possiamo decidere di sbarazzarci di politici che non operano per il bene del paese ma per interessi personali o di partito. Ogni volta che ci rechiamo alle urne, abbiamo l’opportunità di esercitare il nostro potere e di ridare voce a coloro che meritano di essere rappresentati: il popolo.
Ricordiamoci, dunque, che la palla è nuovamente nelle mani degli elettori. È il momento di agire, di scegliere consapevolmente e di chiedere un cambiamento reale nella nostra società. Solo così potremo sperare in un’Italia migliore, dove la giustizia non sia semplicemente un concetto, ma una realtà tangibile per tutti. Prepariamoci ad un tam tam di esultanza politica patetica e priva di fondamento e mi raccomando poco prosecco è in vigore il nuovo codice della strada.